Marcelo
Barros è un monaco benedettino, teologo e scrittore, referente
delle comunità ecclesiali di base e dei movimenti sociali. E’
stato per otto anni coordinatore per l'America Latina
dell'Associazione Ecumenica di Teologi/teologhe del Terzo Mondo
(ASETT). Ha pubblicato 57 libri in portoghese e 15 in italiano,
alcuni dei quali scritti per l'Italia.
L’abbiamo
intervistato su quanto sta accadendo all’Amazzonia e perché.
Perché
la Foresta Amazzonica sta bruciando e a chi l’umanità dovrà
chiedere il “conto” di questa tragedia?
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L'Amazonia è in fiamme perché il Capitalismo è strutturalmente
distruttivo nei confronti della natura poiché il suo unico fine è
il guadagno. Sotto l’ottica capitalista, tutto é visto come merce
di scambio: la terra, le acque e le foreste sono considerate solo
dal punto di vista di quanto possono produrre come guadagno da
parte delle élite che hanno in mano il potere nel nostro paese.
Questo
aspetto distruttivo del Capitalismo è presente in Brasile come pure
negli altri paesi che sono sul territorio dell'Amazonia. In questo
momento gli incendi di immense proporzioni stanno distruggendo la
foresta in territorio brasiliano, come pure in quello della Bolivia e
della Colombia.
Chi
sono i responsabili di questo disastro ambientale (come pure di molti
altri che conosciamo, non solo per quanto riguarda l'Amazonia, ma in
altri luoghi del Brasile, ad esempio al disastro della Ripresa di
Brumadinho, accaduto a gennaio scorso o a quello del fiume San
Francisco, e a tanti altri sui quali sarebbe importante potesse
informarci)?
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E' evidente che il primo responsabile è il governo federale e i
governatori locali che lo appoggiano e con questo sperano di trarne
il loro tornaconto, come pure gli imprenditori e le multinazionali
dell'agroalimentare, le imprese di legname che ogni giorno
trasportano lungo i fiumi o su strada decine di camion con enormi
quantità di legname pregiato. Tra i responsabili del disastro non
possiamo dimenticare le grandi imprese di estrazioni minerarie come
la Valle do Rio Doce e altre multinazionali che per sfruttare i
giacimenti minerari dell'Amazzonia distruggono la foresta e
l'ambiente. Fanno in Amazonia quello che fanno nello stato del Minas
Gerais (così chiamato per la grande attività di estrazioni
minerarie n.d.r.) dove ogni forma di vita in tre fiumi importanti è
scomparsa o è stata avvelenata; a causa di questi eventi
centinaia di persone sono morte o hanno perso la casa e ogni forma di
tutela. Sono , al tempo stesso, responsabili i grandi imprenditori
locali che tengono, per così dire, il Governo sotto ricatto perché
dipende da loro il consenso elettorale in tempo di elezioni.
Bolsonaro stesso è stato eletto da queste potenti centrali di potere
per fare esattamente quello che sta facendo . Come Presidente sta
appena eseguendo quello che potremmo definire "il compitino di
casa". E' effettivamente un buon esecutore... Siamo nelle mani
di questi mandanti che stanno distruggendo il paese per avere più
guadagni.
Quando
si è intensificata la distruzione dell'Amazonia e perché?
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In quest'anno, con il governo di Bolsonaro, gli incendi in tutta la
regione amazzonica sul territorio brasiliano hanno registrato un
aumento dell' 80% in relazione agli anni precedenti, ma purtroppo
questo stava accadendo anche prima a causa dei grandi progetti del
Governo Federale (Centrali idroelettriche come pure progetti nel
settore Agroalimentare, che neppure i governi cosiddetti popolari,
quelli di Lula e Dilma, avevano osteggiato. La verità, comunque, è
che mai c'era stato un disastro paragonabile a quello di quest'anno.
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Qual'è la sfida che la Chiesa cattolica e l'umanità devono
raccogliere di fronte a questo disastro enorme?
Purtroppo
le Chiese cristiane come anche quella Cattolica e le altre non hanno
sviluppato nella loro storia una spiritualità ecologica e neppure
sufficientemente critica nei confronti del Capitalismo. Attualmente
papa Francesco ha messo in guardia e attuato delle trasformazioni che
però ancora non hanno ottenuto grandi risultati. La maggior parte
dei Vescovi e dei sacerdoti, riportano e citano le sue parole e
insegnamenti ma in pratica continuano a portare avanti una visione
arcaica di una Chiesa che non ha niente a che vedere con la questione
sociale e ambientale.
La
sfida attuale è che le Chiese si rendano conto che hanno una
responsabilità in questi crimini contro la umanità perché la
maggior parte degli imprenditori che agisce in questo modo si dice
cristiana e lo stesso Bolsonaro ha ottenuto la Presidenza della
Repubblica con lo slogan "Dio prima di tutto!"
Poiché
i cambiamenti climatici provocati dalla distruzione della foresta
amazzonica, hanno delle conseguenze sull'intero pianeta, tutta
l'umanità è chiamata a reagire e a farsi solidale con gli Indios, i
pescatori e i piccoli coltivatori che cercano di difendere l'Amazonia
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Sappiamo che da molto tempo si stanno consumando crimini terribili
nei confronti dei membri delle organizzazioni che difendono
l'ambiente e le popolazioni indigene. Molti crimini sono stati
perpetrati anche contro gli indigeni stessi, come pure contro
sacerdoti, suore, comunità cristiane (e non solo) che si sono
impegnate nella questione indigena e nella tutela della natura. La
Chiesa brasiliana come si sta ponendo di fronte a questi gravissimi
conflitti?
Sono
a migliaia le vittime ed i martiri di questo sistema che distrugge la
natura come fa violenza ed uccide indios, contadini, pescatori e
uomini e donne che difendono l'ambiente. La Chiesa cattolica è
divisa. Ci sono settori e diocesi che non danno nessuna importanza a
tutto questo e che continuano a celebrare funzioni ed a lodare Dio
come se non stesse accadendo niente. Grazie a Dio, nei nove paesi che
fanno parte della Pan-Amazonia, da due anni si è dato vita al REPAM
(Rete Ecclesiale Pan- Amazonica) e si è iniziato un lungo processo
di dialogo con le popolazioni amazzoniche e di denuncia dei crimini
commessi , sostenendo le molte persone ed i gruppi che sono
minacciati.
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Può dirci quali sono i paesi stranieri e le imprese multinazionali
che stanno sfruttando attualmente le ricchezze dell'Amazonia?
Sappiamo che la Coca Cola aveva un progetto per sfruttare le acque
del rio Negro, ad esempio.
Al
giorno d'oggi questi progetti fanno sempre capo a società
difficilmente individuabili e a corporazioni e non ad una sola
impresa. E' chiaro che la Nestlè, la Coca Cola, le industrie di
fertilizzanti agricoli e sementi transgeniche, come la Monsanto e
molte altre imprese hanno grandi interessi in Amazonia. La Coca Cola
ha comprato tutta l'acqua della città di San Lorenzo, importante
nodo per i movimenti dell'acqua in Minas Gerais ed adesso sta
investendo in Amazonia. Cinque grandi compagnie minerarie hanno
progetti di estrazione in tutti i paesi dell'America Latina, causando
danni immensi all'ambiente. In Europa si deve sapere che quando si
acquistano al supermercato cibi per cani e gatti, come pure il
nutrimento per i porci o per altro bestiame, si stanno acquistando
prodotti derivati dalla soia che viene dal Cerrado brasiliano, oggi
praticamente distrutto, e dall'Amazzonia, in via di distruzione.
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Attualmente si sta parlando molto del Sinodo sull'Amazonia che papa
Francesco ha convocato per il prossimo mese di ottobre, a Roma. Da
questo Sinodo possiamo aspettarci dei cambiamenti?
Ritengo
che un cambiamento ci sia già stato dal momento che per la prima
volta, per preparare il Sinodo si sono veramente coinvolte le
comunità e le popolazioni dell'Amazzonia, comprese le realtà non
cattoliche. Questo dialogo ha dato il vita ad un processo sinodale in
tutti i nove paesi dell'Amazonia e questo stesso percorso di dialogo
e di revisione del concetto di missione ha dato dei buoni risultati e
ne darà ancora. Per la prima volta, per esplicita volontà del papa,
vescovi e missionari devono dare ascolto alla voce dell'Amazzonia,
farsi carico del grido della Terra e dei poveri, rivedendo anche lo
stile proprio della Chiesa, che è ancora oggi di stampo coloniale,
come pure quell'evangelizzazione che non ha rispettato le religioni e
le culture indigene... E' la prima volta che un documento della
Chiesa Cattolica dice che la missione comincia quando la Chiesa nei
suoi ministri e nei fedeli esercitano il servizio (ministero) non di
parlare ma di ascoltare, ascoltare la voce della terra e dei popoli
ancestrali. In questo poniamo la nostra speranza.
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