venerdì 17 gennaio 2020

La Paura che Soccombe la Speranza? Brasile, Terra in Agonia


L’ECO DI BERGAMO
VENERDÌ 1 GIUGNO 2018
Primo piano
Il reportage La crisi dell’America Latina
BRASILE, LA LUNGA AGONIA «LULA RITORNI AL POTERE»
L’ex presidente condannato a 12 anni di reclusione gode ancora di ampio consenso tra il popolo e non solo Nazione spaccata in due. La ricchezza di materie prime e una popolazione giovane: il 43% ha meno di 24 anni
(KATIA FITERMANN)



Sao Bernardo do Campo, sobborgo industriale nello stato di San Paolo del Brasile, sabato 7 aprile. Un uomo sale sul camion adibito ad altare, su cui un vescovo emerito si accinge a celebrare la Messa in suffragio della sua sposa Marisa Leticia, scomparsa un anno prima. L’altare improvvisato risponde al bisogno di una folla immensa che vuole partecipare alla celebrazione, troppo numerosa per rientrare in una chiesa. Quell’uomo è stato condannato a 12 anni di reclusione, senza che tutte le fasi del procedimento giudiziario siano state concluse e senza prove della sua colpevolezza. La folla lo sa, lo ritiene innocente e non vuole che lui si consegni alle autorità dopo l’evento liturgico. Quell’uomo è Luis Inácio da Silva, conosciuto popolarmente come Lula, 35° presidente del Brasile.

Sfiducia nella giustizia
Il vescovo è monsignor Angelico Sandalo Bernardini, già presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Paese. Alla fine della Messa l’ex presidente operaio, come lo chiamano, viene sol- levato sulle braccia di migliaia di persone tra tristezza, rabbia e sfiducia nella giustizia brasiliana. La folla è prevalentemente composta da gente povera, ma ci sono anche tanti intellettuali: artisti, operai, scrittori e uomini politici. A poca distanza da quel camion un altro uomo, un magnate del sesso, titolare di un bordello di lusso a San Paolo (la prostituzione è reato in questo Stato e l’uomo è già stato due volte condannato e poi prosciolto per sfruttamento della prostituzione), su un altro altare improvvisato, ma con le immagini del giudice Sergio Moro e della presidente del Supremo tribunale federale del Brasile, Carmen Lucia, celebra a modo suo il mandato di arresto di Lula. Offre a un pubblico di circa 300 uomini (tra cui alcuni politici, avversari dell’ex presidente Lula) i corpi di donne che lui denuda nella pubblica via e sotto le immagini dei magistrati. Sembra un rito di magia nera: le ragazze come offerte alle divinità. Insieme a queste donne oltraggiate ci sono novemila confezioni di birra offerte gratuitamente alla piccola folla.

«È il Paese dell’ironia»

Il magnate del sesso si chiama Oscar Maroni e non si fa scrupolo a raddoppiare l’offerta di ragazze e alcolici gratis se l’ex presidente dovesse morire in carcere. «Questo è il Paese dell’ironia», dice. L’unica frase sensata e forse sin- cera che usa per racchiudere il senso di quella serata. Come dargli torto?
Non si tratta di un film di Federico Felini, né di un breve racconto di Jorge Amado. È solo una vicenda di ordinaria incongruenza, dove tutto si confonde, si mescola, si sporca o si redime, come tutta l’esistenza di questo Paese, fatto di contraddizioni e di sabbia che il vento sposta via facilmente, cancellando ogni possibile traccia di storia.
La saga del «Triplex». Un’altro ex presidente del Brasile era già stato arrestato 54 anni prima. Anche lui, un candidato forte alle elezioni in Brasile e, ironia della sorte, accusato senza prove del medesimo reato: aver ottenuto un appartamento a tre piani (in portoghese «triplex») in modo illecito.

Il regime militare
Era il 1963 e l’uomo si chiamava Juscelino Kubitschek, detto JK, l’ultimo presidente le si instaurasse il regime militare, durato 21 anni. Come Lula, Kubistchek aveva il consenso di oltre il 47% della popolazione e, come Lula, difendeva gli interessi del popolo, specialmente la parte più povera. Anche in quel caso una folla si era radunata davanti al palazzo dove viveva JK per manifestare il suo appoggio, tra commozione e rabbia, mentre un gruppo più modesto di politici antagonisti festeggiava  suo ordine di arresto. La folla, anche allora, cantava e faceva da scudo per impedire che Kubitschek finisse in prigione. Ma un maresciallo dell’esercito di nome Castelo Branco, sospese i suoi diritti civili e con lui quelli di una intera nazione.
Benvenuti in Brasile, «Terra in trance». Il portoghese è una lingua controversa, dove «pois sim» (certo sì) è una ironia, che in realtà vuol dire «no» e «pois não» (certo no) una gentilezza, che vuol dire invece «sì». Forse comincia dalla lingua la contraddizione di questa terra, di questo popolo, fatto a mosaico da innumerevoli popoli colonizzatori, da altri portati da svariati Paesi africani come schiavi e infine da un popolo autoctono, gli indigeni, che invece, dopo cinque secoli di storia e ancora oggi non vengono pienamente riconosciuti nei propri diritti di appartenenza al Brasil, la terra delle bidonville accatastate a ridosso dei palazzi di lusso, dei condomini chiusi, vere gabbie d’oro della classe bene- stante, e della grande maggioranza della popolazione che stenta a sopravvivere in contrasto con quella piccola minoranza che og- gi, come nel ‘64, orchestra l’ennesimo colpo alla Costituzione  Federale.

Una scena di cabaret
L’immagine di Lula che viene osannato da una folla commossa che contende lo spazio a una scena di cabaret, non sarà in fondo nient’altro che la cornice ordinaria di una nazione spaccata in due, dove da una parte c’è la grande massa di poveri, affiancata da intellettuali, artisti, scrittori e dall’altra la spudorata sfrontatezza del potere che colpisce ogni possibile forma di dignità della persona umana?
 
Appello dall’Europa
«Liberatelo»:f irme
di D’Alema e Prodi
«L’arresto precipitoso del presidente Lula, ardente artigiano della riduzione delle diseguaglianze in Brasile, difensore dei poveri del suo Paese, non può che suscitare il nostro sconforto....Chiediamo solennemente affinché il presidente Lula possa presentarsi da uomo libero alle prossime elezioni del popolo brasiliano». L’appello è firmato da un gruppo di uomini di Stato europei, tra cui l’ex presi- dente francese Hollande e l’ex premier spagnolo Zapatero. Per l’Italia ci sono le firme di Romano Prodi, Enrico Letta e Massimo D’Alema.

 

Ricco di risorse naturali
«La speranza ha vinto la paura». Per meglio inquadrare la situazione politica attuale del Brasile proviamo a fare un viaggio nella storia di questo subcontinente potenzialmente ricco di risorse economiche naturali (enormi giacimenti di petrolio si trovano proprio nei fondali delle sue acque territoriali, senza contare che il Paese e il più grande produttore di Niobio, metallo più raro e ricco dell’oro) quanto di risorse umane, essendo la sua popolazione, in maggioranza, estremamente giovane (il 43% ha un’età tra 0 e 24 anni). Partendo dagli ultimi fatti
accaduti (dall’impeachment della ex presidente Dilma Roussef, avvenuto nell’agosto del 2016 all’ar- resto di Lula), il professor Bruno D’Avanzo, direttore del Centro studi e iniziative America Latina, fa un riassunto di quasi 14 anni di governo del Partito dei Lavoratori. «La vicenda Lula è il tentativo riuscito per ora della classe padronale dei latifondisti, dei padroni della finanza, delle multi- nazionali, di un ritorno sostanziale al potere.nLa politica dell’allora presidente del Brasile infatti è stata una politica piuttosto timida nell’affrontare la guida del Paese, seppur sia stata piuttosto incisiva nella riduzione del divario sociale tra ricchi e poveri. D’altronde, il suo arrivo e quello di Dilma alla presidenza del Brasile sono avvenuti in modo democratico, con un ampio margine di maggioranza al governo, ma senza toccare alcuni temi caldi, come la riforma agraria e la demarcazione della terre indigene.
Il latifondo è una delle più difficili e sanguinose questioni del Brasi- le. Infatti tutto ciò che è avvenuto, dall’impeachment di Dilma all’arresto di Lula, fa parte del tentativo assoluto di controllo del Paese, più specificamente dell’economia e delle gestione delle sue risorse, sottoposte all’utilizzo delle multinazionali e del profitto della piccola minoranza interna che si arricchisce sempre di più con la politica economica inter- nazionale», continua lo studioso.

La candidatura a Nobel per la Pace
La candidatura di Lula al Nobel per la Pace. Grandi esponenti del- la cultura brasiliana e internazionale hanno sottoscritto un mani- festo nazionale contro la detenzione di Lula, accusando il poter giudiziario brasiliano di «giudicare, arrestare, ma anche di assicurare la libertà in maniera selettiva e partitica, pubblicizzando la propria azione nei media e sopratutto, ignorando la Costituzione federale del Paese».
Il giornalista e scrittore brasiliano Marcelo Auler, in relazione all’arresto del leader politico del Partito dei lavoratori Lula ha anche ricordato il recente assassinio della consigliera comunale di Rio de Janeiro e attivista per la difesa dei Diritti umani in Brasile Marielle Franco, avvenuto a Rio de Janeiro il 14 marzo di quest’anno: «I rappresentanti diplomatici di tutte le nazioni della 37a sessione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu hanno preso visione (il 30 marzo scorso) della denuncia di oltre 60 ong e altre entità che hanno messo in relazione la morte di Marielle Franco con l’inter- vento militare promosso dal Go- verno brasiliano. Il crimine è inserito in un contesto di persecuzioni ai difensori dei diritti umani nel Paese. C’è la necessità di una inchiesta indipendente internazionale per chiarire l’assassinio della giovane politica brasiliana, che rischia di restare impunito».

Corruzione senza limiti
«Il Brasile è un paese agonizzante, asfissiato da una corruzione senza pudore e senza limiti. La classe dominante riesce a fare più soldi nel buio della notte e tra le righe della storia che l’intero popolo, lavorando da sole a sole e questo è per noi una malattia, della quale non riusciamo trovarne la cura. Le persone continuano a lottare contro i poteri forti, con forze dispari, come Sansone contro Golia e la speranza persiste, anche alla luce dei fatti. Per questo insistiamo nel dire: Marielle, Presente! Lula Livre», dice il poeta baiano Gregorio dos Anjos, da quel limbo di mondo, che sogna ancora una vera indipendenza.
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